fondi per le zone franche urbane: domandare è lecito ma per preoccuparsi è presto, forse

16 dicembre 2008

Dal Secolo XIX del 6 dicembre 2008, si apprende che il Comune di Ventimiglia sta predisponendo, o magari nel frattempo avrà già predisposto, un documento da inviare al Ministero dello Sviluppo Economico in merito alla Zona Franca Urbana e ai dubbi, non proprio tempestivi, sulle potenzialità dello strumento.

Il problema, sollevato non solo a Ventimiglia, è nella possibile insufficienza dei 50 milioni di euro annui a copertura delle esenzioni e delle agevolazioni fiscali e contributive per tutte le 22 Zone Franche Urbane ammesse dal Dipartimento per le Politiche di Sviluppo.

Le risposte sono già in parte nero su bianco. Sia la Legge Finanziaria 2007, istitutiva delle Zone Franche Urbane, che la Legge Finanziaria 2008, che ha modificato radicalmente la prima, prevedono uno stanziamento di 50 milioni di euro all’anno per il 2008 e per il 2009 nello stato di previsione del Ministero dello Sviluppo Economico. Probabilmente complici i tempi lunghi per l’attuazione del dispositivo, si era paventata una riduzione nello stato di previsione dello stesso Ministero per l’anno finanziario 2008  ma comunque è ora al vaglio delle Commissioni del Senato il disegno di legge n. 1195 (C. 1441-ter, ddl “sviluppo e internazionalizzazione”), il cui art. 3, comma 4, prevede che sia il Cipe ad assegnare 50 milioni di euro annui al fondo per le Zone Franche Urbane a valere sui Fas (tema peraltro di grande attualità, quello dello “storno” dei Fondi ex l. n. 289/2002).

Ci si chiede allora se questa cifra sia sufficiente a rendere efficaci le esenzioni e se non sia il caso di aumentare lo stanziamento.

Per quanto ogni richiesta sia lecita, al pari di ogni preoccupazione, è al momento difficile avanzare ipotesi e anticipare risposte, se non su un piano teorico. Occorre infatti considerare: che le risorse saranno con ogni probabilità allocate in misura differente per singola Zona Franca Urbana, o almeno così è auspicabile; che vi saranno Zone Franche Urbane in aree diversamente disagiate, dunque con un numero variabile di imprese esistenti che, a condizioni e in limiti più rigorosi rispetto alle nuove, concorreranno alle esenzioni; che le imprese saranno in gran parte micro e che non tutte potranno o vorranno usufruire di tutte le agevolazioni contemporaneamente. Emerge poi il dubbio sulla consistenza reale dei “programmi di intervento” finanziati di cui al comma 340 dell’art. 1 della Legge Finanziaria 2007, così come modificata dalla Legge Finanziaria 2008, a rigor di logica concetto più ampio rispetto alle sole esenzioni e agevolazioni. Ferma restando, comunque, la possibilità, e in ossequio allo spirito della norma l’opportunità, già colta nelle deliberazioni di alcune Regioni e Comuni, di altri interventi anche locali a beneficio dei quartieri in difficoltà socio-economiche e a potenziamento proprio degli effetti delle esenzioni.

Per certi versi 50 milioni paiono pochi, per altri non necessariamente.

Anche se è bene sottolineare che, secondo i calcoli effettuati nel 2007, la cifra di 50 milioni era sufficiente a coprire i costi di 18 Zone Franche Urbane e non anche delle ulteriori 4 individuate dal Dipartimento per le Politiche di Sviluppo nel 2008, tra le quali è proprio quella di Ventimiglia.

E’ evidente che il quadro sarà più chiaro solo con l’approvazione da parte del Cipe, pare imminente, dell’elenco predisposto dal Dps e con le decisioni in ordine alla allocazione delle risorse per singola Zona Franca Urbana, e soprattutto con l’emanazione dei decreti attuativi da parte dei Ministeri dell’Economia (Italia Oggi Sette del 24 novembre 2008 anticipa la possibilità di un “click day” sul modello Visco Sud) e del Lavoro.

Fino ad allora, più che preoccuparsi, sarebbe opportuno che le amministrazioni entrassero maggiormente nell’ottica che la leva fornita dalle esenzioni in Zona Franca Urbana, a prescindere dal limite di copertura, deve essere valorizzata e potenziata su altri piani (infrastrutture, politiche urbane e sociali) e a livello locale.

Per emendare, sottintesa la difficoltà nel provvedere in tempi brevi a una nuova seppur piccola rimodulazione dei Fas, c’è sempre tempo.

In fondo, non è un caso se si parla di sperimentazione.

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